venerdì 30 novembre 2012

lunedì 26 novembre 2012

Ascoltando la realtà

Due signori conversano in un cortile del centro di Firenze:

A-"Quanta disorganizzazione c'è in giro negli ambienti pubblici! prendi questo posto...è tutto nuovo e restaurato ma non c'è nessuno che sappia essere attendibile!"

B-" eh si è proprio vero...  ma oggi il mondo è cambiato in questo senso... c'è molta più tecnologia e innovazione che ha migliorato davvero le cose...ma l' evoluzione ha portato anche la complessità e alla complessità noi italiani non siamo abituati...questo è il paese delle cose semplicistiche e del "pressapoco" per eccellenza, come possiamo orientarci in maniera precisa in qualcosa di moderno?"

domenica 25 novembre 2012

"Secreto a descubrir"

"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di metter su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? Questo a Pereira è impossibile dirlo."

(incipit, Antonio Tabucchi -1994 "Sostiene Pereira")


Talvolta succede di conoscere un autore contemporaneo soltanto dopo la sua morte. A me è successo con Antonio Tabucchi, del quale avevo sentito parlare molto, ma di cui non avevo mai avuto il piacere di leggere qualcosa.
Di Tabucchi conoscevo l'amore per il Portogallo e la sua cultura, la professione di giornalista-scrittore e ne avevo sentito parlare anche approposito delle opere di Fernando Pessoa.
Per la verità a farmi desistere dal proposito di interessarmi a questo scrittore, c'èra il fatto che io non avevo mai provato molta curiosità verso i luoghi che egli amava, il Portogallo e Lisbona non mi attraevano molto. Qualche persona che conosco aveva visitato Lisbona e me ne aveva parlato molto bene. Per conto mio avevo anche letto di alcuni luoghi di questa capitale come il "jardim da Estrela", o la "Torre di Belèm" di cui ricordo una suggestiva foto al tramonto, apparsa su un numero di una nota rivista di diversi anni prima.
Alla fine la curiosità ha avuto la meglio e ho letto "Sostiene Pereira", provando una certa nostalgia, una volta che avevo finito di leggerlo.
Pereira infatti è un personaggio al quale ci si affeziona (forse quelli dei libri migliori hanno questo potere) e che mi ha colpito con la sua trasformazione.
Un uomo solo rifugiatosi nella letteratura, dopo un attento conoscersi, riesce a dare il suo schiaffo morale alla dittatura di Salazar con un'astuzia e una fredezza, che nemmeno lui forse avrebbe mai pensato di possedere.
La trasformazione di Pereira avviene attraverso quella tesi affascinante che il dottor Cardoso chiama "teoria della confederazione delle anime". Secondo questa teoria l'essere umano si comporrebbe di diverse anime tra loro contrastanti, che lottano l'una contro l'altra fino all'affermarsi di un"io egemone".
Pereira è dunque un personaggio combattuto come la maggior parte di noi, ma che alla fine trova la sua strada, ed è questo l'aspetto che del libro mi colpisce di più; l'esser capaci di non soccombere nelle proprie contraddizioni ma trovare la lucidità o il coraggio per fare la cosa giusta anche davanti alle peggiori azioni che ci possano sfiorare. Un tema che non deve esser dato per scontato.
Aldilà delle considerazioni filosofiche sulla pluralità dei nostri aspetti umani e su quelli che ci dominano, in questo libro emerge un ritratto della Lisbona del '38 davvero affascinante che è riuscito a far nascere in me un nuovo interesse verso questi luoghi ma anche verso questo autore da poco scomparso che deve aver amato davvero la libertà e quel suggestivo paese.






 


giovedì 22 novembre 2012

Stigma

Trovare un titolo non è mai una cosa semplice, specialmente quando gli argomenti dei quali si vuol parlare risultano essere molto estesi o variegati, ma in questo caso ritengo sia giusto fornire qualche spiegazione a coloro che dovessero imbattersi in questi testi che descriveranno pensieri e riflessioni su tutto ciò che cattura la mia attenzione.
"Stigma" è appunto un termine che rientra in quel genere di cose, una parola in greco che aveva nell'antichità il significato di "segno".
Più che del "segno" nel suo aspetto prettamente linguistico,  mi interessano il "segno" e i "segni" intesi come impronte, traccia dei nostri e degli altri tempi.
Mi interessa la  capacità dei dettagli ad attrarre il nostro immaginario, fornendoci lo spunto per il pensiero, che è poi l'attività che fa dell'uomo l'affascinante e contraddittoria creatura che è.
Ecco dunque il perchè scelgo questo termine così secco e asciutto, ma il cui significato sembra essere illuminante a proposito di ciò che scriverò.


F.