giovedì 17 gennaio 2013

Modì: triste storia d'arte e d'amore

Dopo la ragione, la passione. Come potremmo mai dimenticarla... specialmente in questi giorni in cui mi sono imbattuto per la prima volta in Modigliani.
Si tratta di una figura che per me era quasi del tutto sconosciuta, salvo il fatto di un clamoroso scherzo del 1984 che riguardò alcune sculture (false) rinvenute a Livorno e che vennero attribuite all'artista da noti esperti del mondo dell'arte.
Scherzi a parte, Modigliani mi appare come un personaggio affascinante quanto "maledetto", geniale ma incline al vizio, due aspetti che nelle grandi personalità vanno spesso insieme e dei quali non dovremmo forse fornire un giudizio personale.
Sono arrivato a scoprirlo attraverso una passione che ho verso Livorno, la sua città natale. Una città che a me colpisce particolarmente nelle forme in cui doveva apparire tra la fine dell'800 e la seconda guerra mondiale, che la danneggiò molto. Amedeo forse catturò l'atmosfera della Livorno dei macchiaioli, dei quali in lui si avvertono gli echi cromatici di Fattori e di Lega (e anche l'influenza di Cézanne); ma non è la storia dell'arte che mi interessa questa volta.
Sono affascinato dall'uomo Modigliani, dalle sue debolezze, dalle sue fragilità e dalla commovente storia che lo legò ad una ragazza di nome Jeanne Hébuterne.
Una storia drammatica la loro, iniziata nella Parigi del 1917.  Lei giovanissima pittrice, ma di una fortissima bellezza, il cui sguardo sembra essere talmente profondo da suscitare la seduzione.
Modigliani al contrario è un artista provato, che non gode di buona salute e che conduce una vita sregolata, vittima delle droghe e dell'alcool. Problemi che non impedirono una breve ma intensa storia d'arte e d'amore, dalla quale nacque anche una figlia.
L'epilogo è uno di quei rari drammi che è riuscito a toccarmi: nel Gennaio del 1920  Modigliani muore in condizioni di miseria, malato di tubercolosi, assistito da Jeanne e da alcuni amici.
Lei, già madre e nuovamente incinta (al nono mese) non sopporta la morte del compagno e si butta da una finestra di rue Amyot, uccidendosi coraggiosamente e follemente.
I funerali di Modigliani al Père Lachaise nascondono quelli di Jeanne, il cui corpo, dopo macabre vicende e spostamenti, viene inumato in maniera sbrigativa nel cimitero di Bagneux vicino a Parigi, nella freddezza generale che si riservava ai sucidi. Solo nel 1930 Jeanne potè riposare accanto a quel compagno per cui era arrivata a compiere quel gesto folle, la fine di una triste storia che oggi ci viene racconta una pietra: "Amedeo Modigliani, la morte lo colse quando giunse alla gloria; Jeanne Hébuterne di Amedeo Modigliani compagna, fino all'estremo sacrificio".